martedì 24 gennaio 2012



Sofia e il folletto Moccichino




C’era una volta in un paese lontano, in una piccola casetta di contadini,  una bambina di nome Sofia.
La famiglia di Sofia era povera e per sopravvivere la bambina ogni giorno doveva andare a raccogliere  mele, fragoline di bosco, lamponi e nell’orto doveva prendere le patate, le zucchine e l’insalata. Le verdure le mangiavano in famiglia, ma le mele, le fragoline e i lamponi li vendeva per prendere due soldini, per comprare il cibo e i semi per l’orto. I frutti del bosco però scarseggiavano. Un bel giorno Sofia andò come sempre nel bosco e mentre stava raccogliendo i lamponi, sentì una vocina fine fine che diceva:-come ti chiami? Sofia, rispose e aggiunse :-ma chi sei?-Io mi chiamo Moccichino. -Dove sei Moccichino?-Sono quaggiù. Sofia guardò in basso e vide un piccolo folletto con un buffo cappellino verde a punta, un vestitino e pantaloncini anch’essi verdi, un verde tra il chiaro e lo scuro, poi due scarpette marroncine e il viso era giallino tipo formaggio, ma la cosa che la colpì di più era la sua statura: era la cosa vivente più piccola che Sofia avesse mai visto. Il folletto disse a Sofia:-Vuoi venire nel mio paese? Ti farò conoscere la mia famiglia. -Si, rispose Sofia e si avviarono.
Alla fine, dopo molte ore di cammino arrivarono in un posto dove Sofia non era mai stata e, scoperta una grande foglia, vide un paesino tutto verde piccino piccino uguale alla sua casetta di legno delle bambole che aveva costruito il suo papà con tanta fatica, ma la cosa che la colpì di più era che intorno c’erano i fiori i frutti, lamponi, fragole, bacche e dei graziosi conigli e cerbiattini.
Sofia rimase incantata da questo meraviglioso posto. A un certo punto Moccichino fece cenno a Sofia di andare in una casina con tante stelline intorno; la bimba si avvicinò e udì una vocina: -Sofia, il mago del villaggio mi ha dato una pozione per restringerti fino a farti diventare della nostra statura perché ci devi aiutare a battere il mago Zazzarà.
Sofia chiese:-Chi è il mago Zazzarà ?
-E’ una storia lunga,prima bevi poi ti spiegherò più tardi, bevi !
Sofia bevve e in un attimo diventò piccina picciò poi Moccichino le parlò del mago. Spiegato tutto decisero di uccidere il mago. Intanto il mago Zazzarà aveva preparato una pozione per pietrificare i folletti e impadronirsi del villaggio e con la pozione si incamminò.
Quando Sofia e Moccichino furono a metà viaggio videro un altro folletto con una bevanda in mano che gli disse:-Prendete questa bevanda è buona.
Rispose Moccichino-:Sì grazie. Intanto Moccichino, furbo, appena prese il bicchiere ci appoggiò le labbra, versò un gocciolino di pozione in una fragola che aveva in mano, poi però fece gesto a Sofia di dargli una spallata e mentre incominciò a bere Sofia gli tirò una spintone, dicendo che non l’aveva fatto apposta e disse:-Scusi mi si è rotto il bicchiere e la bevanda è andata in terra, senta, accetta questa fragolina che abbiamo preso?
Il mago mangiò la fragolina che era stata bagnata con la pozione e di colpo si pietrificò e ci fu un urlo di gioia.
La sera Sofia salutò tutti i folletti e i folletti per ringraziarla le ridiedero la sua grandezza e in più le fragoline di bosco.
Sofia tornò a casa felice e raccontò tutto ai genitori che però non le credettero ma lei sapeva che era vero e la sera prima di andare a letto mangiò tutte le fragoline e si addormentò felice e contenta.

Cosimo

martedì 17 gennaio 2012


La nonna racconta




Là nel cielo, dove il sole tramonta e dall’altra sponda sorge la luna, s’incontrarono. Erano completamente diversi, uno più sciupato, più triste con un velo di malinconia, l’altro più birichino, desideroso di fare esperienze nuove e godersi la libertà.
I due palloncini di colori diversi erano volati in alto in alto e lì si erano trovati. Si sentirono attratti dopo essersi guardati, forse anche studiati. Iniziarono a parlare e si raccontarono la storia della loro lunga fuga.
Il primo a parlare con voce flebile fu il palloncino più triste e raccontò di essere stato tanto amico di una bambina molto bella e bionda. Con lei aveva giocato, aveva vegliato la notte, guardandola mentre dormiva nel candido lettino. Con lei  aveva pianto quando la mamma la sgridava per qualche capriccio, aveva brindato al suo compleanno, giorno in cui si erano conosciuti dopo che era stato comprato da un’amica della mamma come regalo di compleanno per la piccola e continuava a raccontare: appena mi vide fu contenta, le ero molto piaciuto, mi portò nella sua cameretta e mi legò al cassetto di un mobile, e nei giorni che abbiamo trascorso insieme mi parlava, mi raccontava le sue avventure e disavventure, ero il compagno dei suoi giochi, mi sentivo importante e non solo un misero palloncino, ero l’amico che a lei mancava. I giorni felici trascorrevano, con il tempo la cordicina che mi teneva legato si era indebolita, una forte ventata mi ha spinto verso la finestra e da lì sempre più in alto. Ed ora eccomi qui, solo e vorrei tornare dalla mia amica.
Nel parlare la voce si era fatta mesta, stanca e addolorata.





L’altro palloncino era rimasto colpito dal racconto, forse non poteva capire, lui era volato subito dalla mano del bambino che lo teneva, approfittando di un momento di distrazione del piccolo ma ancora ne sentiva l’invocazione, le urla e il pianto, ma per lui quella fuga era stata come una liberazione. Passarono alcuni attimi di silenzio, i pensieri dei due palloncini erano diversi, i desideri sembravano opposti ma ad un tratto si guardarono ed uno esclamò: “non essere triste la mia fuga mi è sembrata una liberazione, una cosa meravigliosa ma dopo il tuo racconto capisco che non ho provato cosa vuol dire avere un affetto, un’amicizia, ma ora è diverso: ora ci sei tu!”. I due palloncini divennero amici volavano insieme e spesso pensavano ai bambini che avevano conosciuto.
Arrivò la festa della primavera, l’uomo che vendeva i palloncini era circondato da tanti ragazzi raggianti, felici piena di vivacità. Uno dei bambini si staccò dal gruppo, aveva visto una bambina sola che stava guardando con aria pensierosa. Il bimbo avvicinandosi le chiese il perché della sua tristezza e lei raccontò la storia del suo palloncino amico e che era volato via, del dispiacere provato, del ricordo che ancora ne aveva. La conversazione fra di loro continuò, ed il bimbo raccontò che il suo pallone era stato molto birichino volando via subito, senza giocare. I bambini parlarono tanto, poi iniziarono a giocare, pensarono che forse fra di loro era nata una bella amicizia e furono contenti. Felici, spensierati, sempre volando, i due palloncini videro i bambini giocare, parlare, correre, ridere insieme, e furono soddisfatti, pensando di aver aiutato la nascita di un’amicizia che continuò tanto tanto.

Novella della bisnonna Ginetta
Grazie Ginetta per tutto ciò che con questa novella ci hai donato

Dal corso di "Scrittura creativa" per adulti da me tenuto nel 2007
Anna Lanzetta


 

lunedì 9 gennaio 2012


O’ scugnizzo ‘e Pinocchio



Venerdì 23 dicembre alle ore 17, a Firenze, presso il  Teatro delle Spiagge, è andato in scena uno spettacolo per grandi e per piccini, per festeggiare i 130 anni dalla pubblicazione di "Pinocchio" la favola più famosa del mondo.
Cari bambini vi regaliamo alcune immagini, scattate come vedrete tra mille luci che siamo certi vi divertiranno e vi renderanno partecipi con noi della serata.

Il ticchettio del martello ha regalato un respiro al pezzo di legno e Giovanni-Geppetto ha donato alla folta platea emozioni e divertimento, raccontando in napoletano  l’avventura di un pezzo di legno che per amore diventa bambino.




Tra una moltitudine di bambini, un bellissimo Pinocchio si è materializzato nella voce di Geppetto, magnificamente impersonato dall’attore Giovanni Esposito. Tra suoni, canti e balli, Pinocchio, il burattino con il cuore puro di un bambino, si è trasformato ancora una volta in divo tra i tanti personaggi raffigurati e le persone  presenti per festeggiare i suoi 130 anni.


 

I bambini in sala che fino a quel momento sedevano accanto ai genitori,  catturati dalla voce di Giovanni, un perfetto Geppetto, hanno invaso il palco, felici di vivere l’avventura di un Pinocchio napoletano, di un “piccolo scugnizzo”, mentre i personaggi raffigurati, prendevano vita nel racconto.




Il monologo di Giovanni, scandito da una recitazione a tratti dosata, a tratti colorita ed espressiva, è stato appassionato e coinvolgente, un omaggio a Pinocchio e a quella napoletanità che l’attore sente connaturata, come appartenenza.

Anna Lanzetta